Al bus dla Jacma
Nel paesaggio mitico dei contadini che coltivavano un tempo la pianura padana, nella provincia di Parma, esisteva un luogo particolare e misterioso, che nel dialetto locale era chiamato “al bûs dla Jacma”. È una espressione che si può ancora sentire di tanto in tanto, se si parla con persone vecchie a sufficienza da averla conosciuta, magari da bambini, mentre i genitori e i nonni scrutavano il cielo per determinare le condizioni meteo di quel giorno e dell’immediato futuro, ma ormai ha perso molto del suo valore ed è più che altro una curiosità, qualcosa che si diceva un tempo, in un altro mondo. Ci sono mezzi molto più semplici ed efficienti per conoscere il meteo, oggi, e pochi si prendono ancora la briga di decifrare da soli il movimento delle nuvole e dei venti. Sono cose vecchie e primitive, lo sapete anche voi. Eppure, al bûs dla Jacma è sempre là, anche se pochi lo conoscono e lo guardano.
Ma cos’era di preciso questo posto? Più ancora che un luogo, era una direzione: la direzione da cui arrivavano le nuvole cariche di pioggia, secondo la tradizione contadina, ed era dunque la direzione che poteva fare la differenza tra mangiare e digiunare, tra la salvezza e la distruzione del raccolto. Qualcosa di molto importante, quando la vostra vita consiste nel coltivare un campo e sperare che anche quest’anno produrrà a sufficienza per sfamare la vostra famiglia e tirare avanti ancora un poco, fino a un nuovo giro sulla giostra delle stagioni. La direzione in cui si trovava al bûs dla Jacma era grossomodo il sud, dove gli appennini si alzano a chiudere l’orizzonte meridionale della provincia di Parma. Per conoscere il tempo, dovevi guardare verso le montagne.
Fin qui, nulla di strano. Avviene anche in altre zone e non tutti hanno sentito il bisogno di inventare un nome particolare per descrivere quel punto. Pure, in provincia di Parma è andata così: la parte di cielo che devi osservare è al bûs dla Jacma e al bûs dla Jacma si trova verso sud, verso l’appennino e, ancora più in là, il mare.
Se vogliamo essere più precisi, nella parte occidentale della provincia questa direzione coincide più o meno con quella in cui si trova il passo della Cisa, che attraversa gli appennini e collega Parma al mare più vicino, sia esso Ligure o Tirreno. Questo particolare ci indica forse anche la giusta strada da percorrere per raggiungere il significato dell’espressione stessa. Perché cosa sarebbe di preciso al bûs dla Jacma, su un piano strettamente linguistico? A cosa si riferisce? Che realtà esprime?
Se lo traduciamo dal dialetto, il risultato è “il buco della Giacoma”. Non molto informativo, per il momento. Possiamo certo escludere riferimenti più o meno inopportuni a donne con quel nome: è vero che sarebbe il tipo di goliardia apprezzata dalla gente del posto, questo è innegabile, ma per il nostro caso è anche una falsa traccia, che ci porterebbe soltanto alla volgarità. Perché al bûs dla Jacma non è invece una cosa volgare, ma una realtà geografica. A modo suo. Cerchiamolo dunque sulla geografia. Meglio ancora, sulla rete stradale.
Il passo della Cisa è un valico appenninico che unisce la pianura padana all’Italia centrale, ma soprattutto ai porti della Liguria e dell’alta Toscana. È anche il percorso seguito dalla via francigena per abbandonare la provincia di Parma: dopo avere attraversato Fidenza e il suo duomo, la strada degli antichi pellegrini piegava verso sud e si arrampicava pian piano sulle colline verso Berceto, fino a raggiungere l’appennino. Per proseguire il suo percorso verso Roma, la via utilizzava proprio il passo della Cisa, come è logico aspettarsi, e all’altezza di Calestano cominciava la sua ascesa. Una volta superato il valico, il suo viaggio continuava verso sud, attraversando Pontremoli, Aulla, Marina di Massa e tutto il resto, sulla strada per Roma.
Cosa ha a che fare tutto questo con al bûs dla Jacma? A prima vista ben poco, almeno per quanto riguarda l’origine del nome e la fantomatica Giacoma a cui si fa riferimento. Stiamo però parlando di una strada e una strada può essere percorsa in due direzioni. Se da una parte la via francigena conduceva a Roma, dall’altra conduceva lontano da Roma. Nello specifico, e come il nome stesso ci ricordo, conduceva in Francia. Viaggiare verso la Francia era il primo passo per tutti i pellegrini italiani che volevano intraprendere un altro viaggio devozionale praticato nel Medioevo, ossia quello che oggi conosciamo come il cammino di Santiago. Il cammino di Santiago, come è noto, collega la Francia e la Spagna e si conclude a Santiago de Compostela, nella penisola iberica, non lontano da capo Finisterre. E qui ci stiamo avvicinando alla probabile origine del nome.
Se molti pellegrini percorrevano la via francigena verso sud, per arrivare a Roma, altri sceglievano invece di percorrerla in senso opposto, arrivando da sud e dirigendosi verso la Francia. In entrambi i casi, i viaggiatori attraversavano le stesse zone della provincia di Parma; entrambi dovevano quindi superare il passo della Cisa, cioè il punto approssimativo verso cui i parmigiani cercano al bûs dla Jacma. I contadini del posto potevano dunque incontrare due diversi tipi di pellegrini: quelli diretti a Roma e quelli diretti a Santiago, e li incontravano lungo lo stesso percorso, in marcia da o verso la Cisa. Dalla Cisa, però, provenivano anche le nuvole portatrici di pioggia, almeno secondo la meteorologia pratica usata dai contadina. Le nuvole sembravano dunque seguire lo stesso percorso dei pellegrini che potevi incontrare lungo la via francigena.
Vero, i pellegrini potevano anche essere diretti a Roma, ma Roma era un luogo familiare, a modo suo. Era una città grande e lontana, ma era pur sempre una città italiana, un elemento conosciuto. Santiago era un nome molto più evocativo, un luogo misterioso che si trovava in terre sconosciute, a cui i pellegrini alludevano probabilmente gesticolando verso l’orizzonte, quando qualcuno chiedeva loro dove stessero andando. Santiago si trovava “di là”, nella direzione da cui sembravano venire anche le nuvole cariche di pioggia. Sono solo ipotesi, d’accordo, ma sono evocative e sembrano a modo loro plausibili, anche alla luce di particolari che vedremo poi. Seguendo queste ipotesi, al bûs dla Jacma sarebbe un riferimento a Santiago.
Ma chi è Santiago? Santiago è san Tiago, che in italiano diventa san Giacomo, uno degli apostoli di Gesù. Il nome del luogo non è altro che una forma contratta del nome del santo e fu chiamato così proprio perché ospitava la sepoltura di Giacomo, secondo la tradizione cristiana. Siamo così arrivati a trovare la famosa Giacoma: niente altro che san Giacomo, che i parmigiani indicavano in forma femminile, perché la forma femminile è quella che è più comune associare ai nomi di città.
La città di san Giacomo, ossia Santiago, diventa così la Giacoma, almeno nella parlata dei contadini parmigiani, e la direzione in cui secondo loro si dovrebbe trovare diventa al bûs dla Jacma, il buco della Giacoma, che era il luogo di sepoltura di san Giacomo. Possiamo poi aggiungere che la forma femminile è spesso usata dai parmigiani anche per indicare una familiarità con elementi geografici, come i torrenti che attraversano i paesi: se i loro nomi possono essere espressi al femminile, saranno espressi al femminile. Esempio emblematico è il torrente Parma, chiamato sempre la Parma e mai al maschile, come invece richiederebbe la grammatica.
Ma perché buco? Qui dovremo usare un poco di fantasia per formulare una ipotesi plausibile, o per lo meno dovremo osservare la situazione da una prospettiva diversa.
Come si diceva all’inizio, al bûs dla Jacma è una direzione, prima ancora che un luogo preciso. È il punto da cui i contadini vedevano uscire le nuvole che avrebbero portato pioggia, un punto sospeso tra cielo e terra, sull’orizzonte segnato dal profilo degli appennini. Quando si avvicinava un temporale, o almeno la promessa di un temporale, si potevano vedere le nuvole scure emergere pian piano da dietro le montagne e allargarsi sul cielo, da sud verso nord. Da una crta prospettiva e in alcune occasioni, come quando arriva un temporale veloce, è una scena che può davvero sugegrire l’idea di una bottiglia stappata, da cui sgorgano le nubi.
In molti paesi della campagna parmense gli anziani ti avrebbero anche saputo indicare un elemento della geografia locale che rappresentava al bûs dla Jacma per loro: poteva essere una particolare collina posta nella direzione giusta, oppure il punto in cui due monti sembravano congiungersi e formare una V sull’orizzonte. Ogni luogo della pianura e della bassa collina aveva il suo bûs dla Jacma, da cui uscivano le nuvole: erano tutti verso sud, a volte leggermente a sudovest, a seconda della zona della provincia. Era una specie di manifestazione locale di un concetto condiviso da tutto il territorio.
Questo potrebbe suggerirci perché fosse chiamato proprio “buco”. Nel paesaggio parmigiano, al bûs dla Jacma era il luogo da cui si vedevano sgorgare le nuvole che promettevano pioggia. In più di un caso, era rappresentato geograficamente da un incavo all’orizzonte, il punto più basso della V formata dal profilo lontano di due monti. Trasmetteva dunque una vaga idea di porta, di passaggio, di apertura da cui le nuvole sembravano rovesciarsi sulla pianura. Considerarlo un buco è una descrizione buona come un’altra, a modo suo, e forse una che piaceva particolarmente ai contadini del tempo passato. Di certo, ha funzionato bene a sufficienza da sopravvivere per alcuni secoli, fino ad arrivare al nostro tempo. Se in questo “buco” ci fosse anche un ricordo della sepoltura di san Giacomo è una domanda a cui difficilmente sapremo rispondere, oggi.
Perché il collegamento tra al bûs dla Jacma e Santiago de Compostela era riconosciuto, almeno a un certo livello. I vecchi del posto ve lo avrebbero saputo dire, se aveste chiesto loro perché aveva quel nome. Potevano avere idee poco chiare su dove fosse di preciso questo san Giacomo o su cosa avesse a che fare con la storia del buco, molto spesso tutto si sarebbe concluso con un «Si dice così» e magari una scrollata di spalle, ma che al bûs dla Jacma fosse collegato a san Giacomo è qualcosa che era noto, almeno a grandi linee. Il numero di anziani ancora capaci di spiegarvelo, oggi, è certo diminuito di parecchio rispetto a qualche decennio fa, ma in fondo anche la conoscenza e l’uso del dialetto si sono ridotti: espressioni misteriose come al bûs dla Jacma non possono che diventare qualcosa di sempre più remoto, oggi, parole legate a un tempo diverso e lontano, quasi mitico.
Possiamo poi aggiungere che al bûs dla Jacma non esiste soltanto nella provincia di Parma, anche se è da questa zona che siamo partiti. Con qualche differenza nella pronuncia o nelle parole, è una idea che possiamo trovare in quasi tutta l’Emilia, o almeno da Parma fino a Bologna. Qualunque sia il modo in cui lo chiamassero in quella particolare zona, i contadini emiliani riconoscevano tutti un punto nel loro orizzonte da cui aspettarsi le nuvole cariche di pioggia. Guardando verso la linea degli appennini, ogni paese sapeva indicare il suo bûs dla Jacma: era il punto da cui uscivano le prime nubi che avevano scavalcato l’appennino Tosco-Emiliano. Pioggia in arrivo? Forse non sempre, ma abbastanza spesso da avere radicato nei contadini la convinzione che quello era il segno giusto. Se vuoi conoscere il tempo di domani, guarda al bûs dla Jacma e lo saprai.
Un particolare curioso, ma non strano, è che al bûs dla Jacma non si trova sempre nello stesso posto, ma la sua direzione cambia a mano a mano che ci spostiamo verso est. Se nella parte occidentale della provincia di Parma di solito si trova quasi direttamente a sud, a Bologna invece ci indicheranno un punto del cielo collocato più o meno tra la basilica di San Luca e Casalecchio di Reno, cioè a ovest della città. Nonostante il suo slittamento, però, sarà sempre al bûs dla Jacma (o qualunque sia il nome alternativo utilizzato in quella zona) e sarà sempre la direzione verso cui guardare per determinare il meteo del prossimo futuro.
Non è difficile spiegare perché sia un punto mobile del cielo. Basta prendere in considerazione la forma dell’appennino Tosco-Emiliano, per cominciare. È una diagonale che da nordovest scende verso sudest, segnando il confine tra l’Emilia-Romagna e la Toscana. Le nuvole che portano la vera pioggia, secondo la tradizione dei contadini emiliani, sono quelle che arrivano dai monti, non certo dalla pianura: per le previsioni del tempo bisogna dunque guardare verso i monti, che nello specifico sono gli Appennini. Se l’appennino è direttamente a sud, anche al bûs dla Jacma sarà a sud, come in provincia di Parma. Se l’appennino è a sudovest, anche al bûs dla Jacma si sposterà di conseguenza, come avviene nel bolognese.
Passando per un attimo all’aspetto più meteorologico della storia, le perturbazioni che escono dal bûs dla Jacma sono probabilmente di origine atlantica, come il riferimento a san Giacomo ci porta a pensare. Se non provengono proprio dal golfo di Biscaglia, vicino a Santiago de Compostela, arriveranno almeno da una zona in quella direzione. Da lì si sposteranno sul mare Mediterraneo, poi sul mar Ligure o al Tirreno, per scavalcare infine gli Appennini e raggiungere la pianura, cariche di pioggia: possiamo immaginare un viaggio di questo tipo, quantomeno. Il punto da cui si riversano sull’Emilia è al bûs dla Jacma, che è in una direzione leggermente diversa a seconda del paese in cui ci troviamo, ma rimane sempre nella stessa zona: il punto dove l’appennino si lascia scavalcare dalle nuvole.
I contadini collegavano davvero al bûs dla Jacma alla città di Santiago de Compostela, oppure per loro era soltanto un vago riferimento a san Giacomo, forse immaginato addirittura come una sorta di dispensatore di pioggia? Difficile dirlo per certo, oggi. La via francigena e i suoi pellegrini rendono chiaro il collegamento col cammino di Santiago, ed è almeno probabile che l’idea sia arrivata così, ascoltando le storie di stranieri di passaggio, che viaggiavano verso quel luogo misterioso e lontano, oppure che ne tornavano. Come ho già detto, anche in tempi recenti molti anziani sapevano che c’era una connessione tra al bûs dla Jacma e san Giacomo: er ail tipo di connessione a essere poco chiaro. Probabilmente lo resterà, ormai.
Sia come sia, Santiago e san Giacomo erano almeno un nome con cui si poteva indicare la direzione verso cui guardare per determinare il meteo. Se attorno a questo si sia sviluppata davvero una qualche forma di devozione più o meno superstiziosa nei confronti del santo, portatore di pioggia per la campagna, è un altro paio di maniche e dubito sia ancora possibile trovare qualche dato per rafforzare o smentire quella che al momento è solo una ipotesi fantasiosa e suggestiva. Se il nome è ancora vivo nella memoria di alcuni, al giorno d’oggi, la sua origine e le supesrtizioni che potrebbe o non potrebbe avere sviluppato attorno a sé nei secoli passati è qualcosa di ormai perso nelle nebbie del tempo, con tutta probabilità.
Nonostante tutto, al bûs dla Jacma esiste ancora, è conosciuto dalla provincia di Parma a quella di Bologna ed è il punto del cielo da cui possiamo aspettarci la pioggia. È un punto mobile, che cambia assieme al cielo e alla geografia, ma resta sempre il punto in cui le nuvole superano la barriera degli Appennini e raggiungono la pianura padana, al termine di un lungo viaggio cominciato forse sulle coste dell’Atlantico, magari proprio nei dintorni di Santiago de Compostela. I contadini del passato lo conoscevano e vi erano legati da un rapporto complesso, di amore o di odio a seconda di come andasse il raccolto: poteva portare benedizioni o poteva portare maledizioni. Che la stessa città di Santiago de Compostela sia molto piovosa, proprio per la sua posizione geografica, non era certo un dettaglio molto noto ai contadini emiliani del passato, ma aggiunge un simpatico tocco, che a modo suo rafforza il legame tra al bûs dla Jacma e la pioggia.
Se oggi sono sempre di meno le persone che guardano verso al bûs dla Jacma per le previsioni meteo di domani, il buco esiste ancora e le nuvole che ne escono sono spesso nere. Non sempre ci portano la pioggia, come non sempre la portavano in passato, ma arrivano ancora da lì e spesso le troveremo più scure di quelle che arrivano dal nord, dalla pianura. Se la tradizione sta morendo, non è ancora morta del tutto, anche se molti dettagli della sua storia si sono ormai persi per strada, assieme al mondo che l’aveva prodotta. Pure, al bûs dla Jacma rimane una parte del paesaggio di molti comuni emiliani e magari anche adesso qualcuno lo sta osservando, anche solo per curiosità.
Porterà pioggia? O domani sarà un’altra giornata di sole?