Fortuna aiutami
C’era una volta un re, e non aveva figli. Addolorato per questo faceva pregare Iddio in tutte le chiese perchè gliene concedesse uno almeno. Un giorno, mentr’era nelle sue stanze, gli apparve un angelo e gli disse: Tu hai desiderato un figlio è già lungo tempo. Or dunque l’avrai; però avverti che verrà un tempo in cui lo servirai. Il re non abbadò a questo e, quando ebbe un bel bambino maschio, era tutto allegro. Però col crescere del bambino, gli tornarono alla mente le parole dell’angelo, tanto che un giorno, per liberarsi da quel tormento, prese il fanciullo, che ormai aveva dieci anni, e lo condusse in un bosco. Giunto qui, gli mise in mano una borsa dicendogli: Senti, figlio mio, io devo lasciarti; non ci vedremo più. Non posso dirti la cagione di questo abbandono; to’ il denaro e un bacio. - Il fanciullo, all’udire questo strano discorso, si mette a piangere, ma il padre erasene già andato.
Non sapendo come raccapezzarsi in quel laberinto di viottole, cammina a caso, e verso sera trova un mago. Il mago gli domanda: Chi sei? E dove vai? - Il fanciullo gli conta tutto, e l’altro, mosso a pietà, dice: Vuoi venire a casa mia? Io ti terrò come figlio.
- Volentieri.
Passarono sei anni, e il fanciullo ormai s’era fatto un bel giovanotto. Un dì il mago lo tira in disparte e gli dice: Tu sei già grandicello, e posso fidarmi di te. Io devo andarmene per certi miei affari. Tu rimarrai qui e avrai occhio a ogni cosa; eccoti le chiavi. T’avverto però di non entrare in quello stanzino, - e glielo insegna, - chè guai a te, se lo facessi. - Poi parte. Il giovane, rimasto solo, la faceva da padrone, e le cose andavano bene; però un pensiero gli teneva sempre occupata la mente: lo stanzino di cui gli aveva parlato il mago, e che guai a lui se ci entrasse. Un giorno, vinto dalla curiosità, prende la chiave, va allo stanzino e apre l’uscio. Oh! meraviglia! si trova nella più ricca stanza che mai si potesse immaginare, e nel mezzo di essa v’era una cavallina tutta oro. Mentr’egli a bocca aperta guarda ogni cosa, ecco una ragazza d’improvviso gli comparisce innanzi e dice: Dove sei venuto, o pazzo? Ma non sai che, se il mago lo viene a sapere, e lo saprà di certo, tu sei perduto? Suvvia, pensa a salvarti e, se mi ascolti, riuscirai. Monta su questa cavallina d’oro e corri lontano di qui e raccomandati alle sue gambe. - Il giovane non se lo fece dire due volte. Monta sulla cavallina, e via di tutta corsa. In questo mentre viene a casa il mago, s’accorge del tradimento e, senza perdere un istante, si mette a inseguire il traditore. Il giovane sente dietro a sè un romore, si volge e vede il mago che lo insegue e che già lo arriva. Mezzo morto di spavento, grida: Fortuna, aiutami. - La cavallina si chiamava appunto Fortuna; per cui si diede a correre così velocemente che il mago a poco a poco la perdette di vista e fu costretto a tornarsene con tanto di lingua fuori. Così correndo il giovane giunse presso a una città. Qui vide cosa assai curiosa. Alcuni carbonai a cavallo tentavano di saltare un largo fosso e non riuscivano se non a far de’ bei tonfi nell’acqua. Fatto loro vicino, domanda: Che fate voi qui? E perchè volete saltare questo fosso? - Uno dei carbonai risponde: Il re di questa città ha una figliuola da marito ed ha promesso di darla a chi riesce a saltar il fosso.
- Ebbene, proverò anch’io.
- Provate pure.
Il giovane grida: Fortuna, aiutami; e la cavallina, spiccato un salto, è di là del fosso. Allora i carbonai si mettono a gridare: Ecco lo sposo, ecco lo sposo, - e lo conducono innanzi al re. Questi, quando vide il vincitore, gli disse: Mia figlia sarà tua sposa, e la vedrai. - La fa venire, ma ella, appena entrata, scappa via dicendo: Non lo voglio, non lo voglio. - Il re, meravigliato, invita a pranzo i grandi del regno, principi, duchi, marchesi, e conti, per festeggiare le nozze della figlia. Si fa sedere accanto il giovane e, in quella che gli porge una tazza di vino, il giovane esclama: Ecco il padre serve il figlio. - A queste parole il re si sente venir meno, poi abbraccia chi le ha dette, e innanzi a tutti conta la storia del figlio, e come l’aveva abbandonato per la predizione di un angelo, che ora vedeva avverata. Pentito, lo abbracciò e, chiamata la figlia, le disse: Adesso capisco perchè tu non lo volevi per sposo; egli è tuo fratello.
Commento
Motivo della stanza proibita, reso famoso da Barbablù, abbinato alla nascita soprannaturale, con profezia sfavorevole al padre, e conseguente abbandono del figlio, anche se in una età più matura rispetto alla media delle storie, nonché in forma molto meno cruenta (nessun tentato omicidio). Non manca neppure la sfida per conquistare la mano della principessa di turno, che in questa fiaba ha un sapore molto cosacco: le gare di salto col cavallo sono un tema ricorrente nelle storie provenienti da Russia e Caucaso, dove spesso bisogna balzare fino al terzo o quarto piano di una torre su cui si trova la principessa in palio, che darà poi un bacio volante al vincitore, oppure gli consegnerà un qualche segno distintivo per il successivo riconoscimento.
Piuttosto curiosa la comparsa alla fine di una sorella del protagonista, dato che la storia si apre col re che si lamenta di non avere figli. Forse la sua lamentela è dovuta al non avere figli maschi nello specifico, o forse è solo uno di quei dettagli che dobbiamo accettare così come sono, senza pensarci tanto. Serviva una figlia ed è comparsa una figlia, per il bene della trama: cose che capitano.