E adesso io
Quando si svegliò, Aldo Malconci scoprì di non esistere più. La casa aveva smesso di reagire a lui, di gestire la sua vita, di funzionare. La sveglia non lo aveva chiamato all’orario giusto, le porte non si aprivano da sole, la cucina non gli preparò la colazione e tutto era fermo. C’era la casa e c’era lui, ma non avevano più contatti. Perché per lei Aldo Malconci non esisteva più.
Cosa era successo? Non lo sapeva, ma lo avrebbe scoperto. Un guasto, probabilmente, o un errore, un difetto, qualcosa. Un server intasato o inaccessibile? Forse. Aldo non aveva mai sentito parlare di malfunzionamenti così totali, ma non era impossibile, giusto? Praticamente niente è impossibile, per un mondo così complesso e ingarbugliato.
Uscì di casa forzando la porta smart, che non reagiva ai suoi comandi. In strada tutto appariva come sempre. Veicoli smart, pedoni di passaggio, lampioni e semafori smart che soprintendevano calmi al flusso della città. La vita continuava, era normale. Era regolare e controllata.
Per Aldo Malconci non c’era posto. I cartelloni smart non reagivano al suo passaggio, i semafori lo ignoravano e non diventavano verdi, i citofoni smart non lo seguivano con lo sguardo. Tutto fermo, tutto inerte. Solo per lui. Gli altri passanti vivevano ancora nel mondo normale, dove tutti gli oggetti reagivano a loro e loro reagivano agli oggetti. Il mondo di Aldo era diventato inerte.
Al passaggio pedonale dovette attendere che qualcun altro attraversasse, perché il semaforo restava rosso per lui. Diventò verde solo all’arrivo di un anziano, che camminava piano e brontolava con la borsa della spesa. Aldo lo affiancò e attraversò assieme a lui, in fretta, perché era pericoloso essere in strada in un mondo che non ti vede.
«Oggi non funziona niente per me,» disse, in un tentativo di fare conversazione.
Il vecchio lo ignorò. Non sembrava neppure essersi accorto di avere qualcuno di fianco. Procedeva a testa bassa, borbottava e il resto del mondo non esisteva. Ma reagiva a lui. Vecchio fortunato.
Aldo Malconci si strinse nelle spalle e si allontanò dopo avere attraversato. Poca gente in strada, era un orario strano, ma loro funzionavano, loro erano nel mondo. Loro. Cercò di attirare l’attenzione di altri due passanti, ma lo ignorarono come il vecchio. Le loro orecchie non lo sentivano, i loro occhi guardavano oltre. Perché? Aldo non lo sapeva, ma non gli piaceva.
Cosa era successo? Cosa gli era successo? Un drone di sorveglianza passò e lo sorvolò come se non esistesse neppure. Forse era così. Forse non esisteva davvero più. Non per gli oggetti, né per le altre persone. In un qualche modo, per un qualche motivo, la sua vita era terminata durante la notte. Non la sua vita biologica, ma tutto il resto. La vera vita. Quella che conta.
E adesso lui?
Passò una donna con un cagnetto al guinzaglio. Entrambi ignorarono Aldo. Pure il cane? Sì, pure lui o lei, qualunque cosa fosse. Neppure aveva fatto finta di annusare nella sua direzione. Il cane gli era passato accanto e lo aveva ignorato. Come se non esistesse.
Confuso, abbattuto, Aldo Malconci attraversò la strada col semaforo rosso, senza neppure guardare. L’autobus smart lo ignorò, ma non l’impatto. Che fu analogico, molto analogico. E terminale.
In un modo o nell’altro, l’errore fu riparato. Il mondo era di nuovo corretto.