INTRODUZIONE
Questa raccolta di fiabe mantovane scritta e trascritta da Isaia Visentini, insegnante padovano che lavorava a Mantova, fu pubblicata nel 1879 come settimo volume dell’opera Canti e racconti del popolo italiano, a cura di Domenico Comparetti e Alessandro D’Ancona. Seguendo un particolare indirizzo di quel periodo storico, inaugurato o almeno reso famoso dalla raccolta di fiabe tedesche a cura dei fratelli Grimm, i due studiosi italiani si proponevano di collezionare e “salvare” tutte le testimonianze della cultura popolare nazionale, o almeno di quella che loro consideravano cultura popolare: i volumi dei Canti e racconti del popolo italiano sono il risultato del loro lavoro.
Va anche detto che la loro idea di Italia era un poco più ampia di quella a cui ci riferiamo oggi. Il quinto volume, ad esempio, è dedicato ai canti popolari istriani raccolti a Rovigno da Antonio Ive. Dettagli geografici a parte, il loro obiettivo era appunto quello di raccogliere e conservare sia le storie, sia le canzoni vere e proprie, come dice il titolo stesso. Nel caso del mantovano, abbiamo solo fiabe; nel caso di altre zone, il materiale è più variabile.
Ho qui ricopiato in versione digitale il contenuto della raccolta di Visentini così come appariva nella edizione cartacea del 1879, mantenendo invariata la punteggiatura, l’ortografia e tutto il resto. Il risultato è un testo non uniforme, dove verbi al passato e al presente si alternano in barba a ogni tipo di consecutio temporum, i dialoghi diretti sono introdotti dal segno grafico che capita, le maiuscole possono esserci o non esserci, condizionali e congiuntivi si scambiano allegramente di posizione, le parole sono scritte ora in un modo e ora in un altro, e così via. Non so quanta parte di questa macedonia linguistica sia da attribuire a Visentini e quanta ai narratori e alle narratrici di cui ha trascritto le fiabe: le dichiarazioni nella prefazione che lui scrisse alla sua raccolta, e che troverete qui di seguito, non lo chiariscono più di tanto. Sia coma sia, questa è la forma che il testo aveva nell’edizione del 1879, nel bene e nel male.
Al termine di molte fiabe ho aggiunto un mio breve commento: assieme a questa introduzione, è la sola parte che non comparisse nell’edizione originale. Potete tranquillamente ignorarli, se preferite. La mia intenzione era di inquadrare meglio la storia nel panorama dei racconti popolari europei e non solo, quando mi sembrava utile farlo, proponendo anche possibili integrazioni di fiabe che appaiono in una forma piuttosto confusa: paragonandole a fiabe simili raccontate in altri paesi, è a volte possibile capire meglio cosa intendesse il narratore, quando il testo è ermetico o lacunoso. O almeno ipotizzarne il senso. Sono comunque sempre ipotesi, anche arbitrarie, per cui è meglio non dare loro troppo peso.
Si potrebbe discutere a lungo su quanto sia realmente completa questa raccolta, dato che lo stesso Visentini dichiara di aver selezionato soltanto una parte delle fiabe raccolte, eliminando i doppioni e quelle che a suo parere erano conservate meglio: un metodo di lavoro che sarebbe difficilmente approvato, oggi. D’altro canto, anche i fratelli Grimm non si erano posti troppi scrupoli a mettere mano alle fiabe raccolte, per tacere poi di quanto fece Karl Wolff con le storie che avrebbe raccolto tra le Dolomiti giusto il secolo scorso: era così che funzionava, un tempo, e quanto è stato fatto non lo possiamo certo cambiare. Possiamo al massimo cercare di restaurare gli originali ove possibile, quando ci si riesce; se non proprio gli originali, diciamo almeno qualcosa di simile.
Sia come sia, in questo caso il risultato non è troppo malvagio, nel complesso. Buona lettura!