L’orso
Una volta c’era un re, che aveva un’unica sua figlia e le voleva tanto bene, che non le permetteva mai d’uscire, in modo ch’era come prigioniera. Alla fanciulla non piaceva nient’affatto la cosa e un giorno se ne lamentò con la sua balia. La balia, ch’era una strega, le disse: Tuo padre ti vuol bene, e qualunque cosa tu gli domandassi, purchè non sia d’uscire, sono certa che te la concederebbe. Tu dunque domandagli una grotta di legno e una pelle d’orso. Poi vieni da me e io con la mia bacchetta magica farò sì che la grotta si mova e corra secondo ogni tua voglia e che la pelle d’orso ti ricopra in modo che nessuno ti riconoscerà.
La fanciulla fece a modo della strega. Il re, quando udì le strane domande della figlia, rimase meravigliato e le domandò che volesse mai fare d’una grotta e d’una pelle d’orso. La ragazza disse: Tu non mi lasci mai uscire, accontentami almeno in questo poco. - Il re l’accontentò. Come la fanciulla ebbe la grotta e la pelle d’orso, se n’andò dalla strega. Questa toccò tutto con la sua verga magica, ed ecco la grotta si move da tutte le bande a un cenno della ragazza, che vestita della pelle d’orso non pareva più quella di prima. Così camuffata dice alla grotta: Cammina, - e quella cammina. Viene a un bosco e lì si nasconde in mezzo a certi cespugli.
Intanto un principe, ch’era alla caccia proprio in quel bosco, s’accorse dell’orso e gli aizza contro i cani. Ma la giovane, che si vede in pericolo, grida: Richiama i tuoi cani, che m’ammazzeranno. Che male t’ho fatto io? - Resta di sasso il principe, e s’accosta all’orso e gli dice: Vuoi venir meco, che ti condurrò in casa mia? - L’orso risponde: Ben volentieri. - La grotta si move, e quando fu a casa del principe, s’immagini ognuno se la madre fu poco meravigliata al vedere un orso che attendeva alle faccende di casa meglio di una fante. Era di carnevale. Un giorno, mentr’erano a tavola, dice il principe alla madre: Stasera voglio andare a una festa di ballo. - La madre dice: Va pure e divertiti. - E l’orso, ch’era accovacciato sotto la tavola, dice: Lascia che venga anch’io alla festa di ballo. - Il principe, arrabbiato, gli dà uno schiaffo e lo caccia via di là.
Intanto viene la sera ed egli esce di casa per andare alla festa. Appena uscito, l’orso si presenta alla regina e la scongiura che le permetta di vedere quel ballo, che si sarebbe così bene nascosta che nessuno se n’accorgerebbe. - La buona regina non le seppe dir di no. E l’orso subito corre alla grotta, si toglie di dosso la pelle e con la bacchetta magica, che la strega le aveva regalato, fa venire un bellissimo abito a luna e una carrozza tirata da due cavalli. Monta in carrozza, e va alla festa di ballo. Entrata nella sala, era così bella e l’abito a luna le s’attagliava così bene, che tutti fecero le meraviglie e nessuno sapeva chi la fosse. Il principe subito se n’invaghì perdutamente, e presala per mano, più volte ballò con lei. Finita la festa, la giovane montò in carrozza, e via di corsa a casa a ripigliare la sua pelle d’orso. Il principe, montato a cavallo, tentò di tenerle dietro per conoscere chi fosse, ma subito si levò una nebbia così densa che la perdette di vista. Venuto a casa, raccontò alla madre la nuova della bella fanciulla, con la quale aveva ballato più volte, e che n’era pazzamente innamorato. L’orso, ch’era lì preso, sorrideva e brontolava: Son io la bella fanciulla; oh! come gliel’ho fatta!
Il giorno dopo ci fu un’altra festa di ballo, e si può credere che il principe non volle mancare, perchè sperava di poter vedere la bella giovane e parlarle. Infatti v’andò, e la giovane comparve vestita d’un abito a sole, che la faceva ancor più bella. Ballò con lei e non le potè cavare una parola di bocca. Quando poi, finita la festa, volle seguirla, la perdette ancora d’occhio, perchè venne un acquazzone d’improvviso e l’acqua cadeva a secchi rovesci. Tornato a casa, disse alla madre che la giovane l’aveva veduta e gli era sembrata ancor più bella. E l’orso lì vicino sorrideva e brontolava: Gliel’ho fatta un’altra volta, ed egli non s’è accorto, poverino, che son proprio io la bella fanciulla di cui è innamorato.
Venne la terza sera, e il principe tornò alla festa di ballo. V’andò anche la giovane e questa volta con un abito a stelle, tempestato di gemme; non s’era mai visto cosa nè più bella nè più ricca. Il principe ballò con lei e potè metterle in dito un anello. Quando fu l’ora di partire, la giovane in un attimo fu a casa, e l’innamorato potè correre, chè un furioso vento gl’impedì di arrivarla. Tornato disse alla madre: Io non so che sia di me. Son quasi pazzo, tanto m’innamorai di quella ragazza e non c’è modo di poter sapere chi la sia. Ho ballato con lei e le ho regalato un anello, ma questo è niente, chè già non la conosco. - E l’orso rideva e brontolava. Il principe ripigliò: Io sono stracco morto, fa che mi sia fatta una zuppa, ma non voglio che se n’impacci quest’orso. Il briccone, ogni volta ch’io parlo del mio amore, ride e mi sbeffeggia. Non lo posso più soffrire. - Pure l’orso volle presentare la zuppa, ma prima nel fondo della scodella mise l’anello ricevuto alla festa. Il principe cominciò a mangiare, e subito s’accorse dell’anello. Lo riconobbe, e fuori di sè per lo stupore, prese l’orso e gli disse: Levati questa pelle, perchè qui sotto c’è inganno. - L’orso si tolse la pelle, e allora comparve alla vista del principe la ragazza che per tre dì gli aveva quasi fatto perder la testa. Ell’era ancora vestita dell’abito tempestato di stelle, e al giovane parve mille volte più bella. La prese per mano e la condusse dalla madre, la quale, saputa la cosa, e fattasi contare tutta la storia dalla giovane, fu ben contenta che il figlio l’avesse in isposa. Si fece un bel pasto e un bel pastone, e a me ch’era sotto la tavola, non han detto neppure: to’ un boccone.
Commento
Riecco l’ennesimo padre che vuole tanto bene alla figlia e la rinchiude da qualche parte, perché non possa mai uscire di casa; poi si sorprende se fugge alla prima occasione. A parte questo, la possiamo considerare un’altra versione per donne del classico motivo del torneo in tre giorni, che l’eroe affronta ogni volta con una diversa armatura. Qui abbiamo il ballo in tre giorni e ogni volta l’eroina si presenta con un vestito diverso. Come nel caso del torneo, alla fine del terzo giorno riceve un segno distintivo, che porterà al riconoscimento e al lieto fine: se nel torneo è spesso una ferita, nel caso del ballo è un anello al dito o la perdita di una scarpa.
La ragazza travestita da orso ricorda la famosa fiaba di Pelle d’asino, dove per sottrarsi a un padre morboso la figlia fugge di casa indossando per l’appunto una pelle d’asino, ma è un motivo molto ricorrente nelle fiabe, spesso abbinato al principe che scopre il travestimento in anticipo, a volte per puro caso. Qui il travestimento non è scoperto fino alla fine, dopo che si è fatto ricorso a un altro grande classico delle fiabe: l’oggetto infilato nel piatto o nel calice della persona da cui ci si vuole fare riconoscere. Nel complesso, possiamo parlare di un incrocio tra Cenerentola e Pelle d’asino, con qualche pezzo extra.