Adriano - racconti e altro

Comprare un sogno

Un certo villaggio fittamente abitato era governato da sei capi, il più vecchio dei quali comandava sugli altri cinque. Un giorno organizzò una festa, distillò del sake, e invitò gli altri cinque capi, e festeggiarono. Quando se ne stavano per andare, disse loro: «Domani ognuno di voi dovrà dirmi il sogno che avrà sognato stanotte; se è un buon sogno, io lo comprerò.»

Così il giorno seguente quattro dei capi vennero e raccontarono i loro sogni. Ma erano tutti brutti sogni e non valeva la pena di comprarli. Il quinto, tuttavia, non venne, anche se all’inizio era atteso e in seguito fu mandato a chiamare più volte. Alla fine, quando lo portarono a forza, non voleva aprire bocca. Così il capo anziano si arrabbiò molto e fece scavare un buco davanti alla porta della sua casa, e ordinò che l’uomo vi fosse seppellito fino al mento e lasciato lì tutto quel giorno e la notte.

Ora, la verità era che il capo anziano era un uomo cattivo, che il capo giovane era un brav’uomo e che questo capo giovane aveva dimenticato il suo sogno, ma non osava dirlo. Quando fu notte, un dio gentile, - il Dio del Gabinetto, - venne e disse: «Tu sei un brav’uomo. Mi dispiace per te, e ti tirerò fuori dal buco.» Così fece; e, proprio in quel momento, il capo si ricordò di come avesse sognato di essere stato condotto sulla riva di un fiume attraverso il bosco fino alla casa della dea che aveva un bel sorriso, e la cui stanza era tappezzata di pelli; come lei lo avesse confortato, nutrito abbondantemente e mandato a casa con vestiti splendidi, e con le istruzioni per ingannare e uccidere il suo nemico, il vecchio capo. «Suppongo che adesso te lo ricordi,» disse il Dio del Gabinetto. «Sono stato io che te lo avevo fatto dimenticare, e così ti ho salvato dal fartelo comprare del malvagio capo anziano, perché io apprezzo il modo in cui tu tieni pulito il gabinetto, non lasciando neppure crescere l’erba lì attorno. Adesso ti mostrerò la realtà di ciò che tu prima hai visto soltanto come immagine di sogno.»

Così l’uomo fu condotto sulla riva di un fiume attraverso i boschi fino alla casa della dea, che aveva un bel sorriso, e la cui stanza era tappezzata di pelli. Era la dea tasso. Lei lo confortò, lo nutrì abbondantemente e disse: «Tu devi ingannare il capo anziano, dicendo che il dio della porta, contento di vederti seppellito accanto a lui, ti ha tirato fuori e ti ha dato questi begli abiti. Allora lui vorrà che la stessa cosa capiti anche a lui.» Così l’uomo tornò indietro al villaggio e apparve in tutto il suo splendido abbigliamento davanti al capo anziano, che lo aveva creduto ancora nel buco, una punizione che sarebbe stata un successo se lo avesse indotto a confessare il suo sogno, ma anche se lo avesse ucciso.

Allora il buon capo giovane gli raccontò le bugie che la dea tasso lo aveva istruito a dire. Di conseguenza il capo anziano si fece seppellire nello stesso modo fino al collo, ma presto morì per le sue conseguenze. In seguito la dea tasso scese al villaggio e sposò il buon uomo, che divenne il principale di tutti i capi.

(Trascritta a memoria. Raccontata da Ishanashte il 16 novembre 1886.)

Commento

Incredibile ma vero, il dio del gabinetto è una figura che compare realmente nel panorama religioso degli ainu: è Rukor Kamui (la parola ru può anche significare “gabinetto”, in lingua ainu, e il suo nome può essere tradotto come “divinità che possiede il gabinetto”), una specie di nume tutelare che protegge la struttura utilizzata dagli ainu come luogo dove espletare certe necessità fisiologiche. Per quanto strano possa apparire, il suo nome compare anche in una invocazione utilizzata in caso di parti complicati, ma non chiedetemi il perché: ancora non mi è del tutto chiara la logica dietro a questa scelta.

Per il resto, storie di persone che vogliono comprare il sogno di un altro sono abbastanza comuni e ne troviamo esempi anche in Giappone. Di solito sono sogni profetici, o almeno sogni strani a sufficienza, che soltanto il compratore sa come far fruttare. Nel caso di questo racconto ainu, invece, la situazione è molto più complessa, perché il sogno da acquistare diventa di fatto un campo di battaglia in cui i kamui favorevoli al protagonista intrigano per sconfiggere il compratore del sogno, che è il “cattivo” della storia. Troviamo anche un matrimonio finale tra un umano e una dea, che non comporta la morte dell’umano. Niente di strano, fin qui. Possono benissimo esserci rapporti tra umani e kamui nel mondo normale, da vivi, a condizione che anche i kamui abbiano una dimora in quel mondo e dunque si siano “assimilati”, da un certo punto di vista. La morte diventa una componente necessaria soltanto quando il kamui risiede altrove e deve attirare a sé il mortale, con le buone o con le cattive.

O così sembra, sulla base delle storie a nostra disposizione.