Adriano - racconti e altro

Il mago malvagio punito

Un giorno un mago disse a un uomo di sua conoscenza che, se qualcuno avesse scalato un certo picco montano per poi saltare sulla cintura di nubi più in basso, sarebbe stato capace di montare su di loro come su un cavallo, e vedere tutto il mondo. Avendo fiducia in questo, l’uomo fece come il mago gli aveva detto, e in realtà riuscì realmente a cavalcare le nuvole. Visitò tutto il mondo in questo modo e portò indietro una mappa che aveva disegnato di tutto il mondo, sia degli uomini che degli dèi. Al suo ritorno sul picco montano nel paese degli ainu, scese dalla nuvola sulla montagna e, scendendo a valle, disse al mago quanto fosse andato bene il viaggio e come si fosse divertito, e lo ringraziò per l’opportunità che gli aveva gentilmente concesso di vedere cose tanto numerose e strane.

Il mago fu pieno di stupore. Perché quello che aveva detto all’altro uomo era una bugia, una cattiva bugia che aveva inventato con la sola intenzione di farlo morire; perché lo odiava. Tuttavia, vedendo che quanto aveva semplicemente inteso come una storia falsa era apparentemente un fatto reale, decise di vedere lui stesso il mondo in un modo così semplice. Così, salito sul picco montano, e vedendo una cintura di nubi a poca distanza sotto di lui, ci saltò sopra, ma finì immediatamente a pezzi nella valle sottostante.

Quella notte il dio della montagna apparve in sogno all’uomo buono, e disse: «Il mago ha trovato la morte che il suo inganno e la sua follia meritavano. Tu, io ti ho protetto dai danni, perché sei un uomo buono. Così quando, obbedendo al consiglio del mago, sei saltato giù sopra la nuvola, io ti ho tenuto su e ti ho mostrato il mondo per renderti un uomo più saggio. Che tutti gli uomini imparino da questo come la malvagità porti a una giusta punizione!»

(Trascritta a memoria. Raccontata da Ishanashte il 21 luglio 1886.)

Commento

Quale sarà stata la parola ainu che Chamberlain ha tradotto con “wizard”? Non lo sappiamo. Nella cultura ainu esistevano varie forme di “magia” ed erano quasi tutte guardate male dalle persone perbene, almeno in pubblico, perché in genere la magia serviva a lanciare maledizioni e causare danni. Il termine di base per indicare la magia era pon-itak, ossia “piccole parole”, probabilmente perché di solito le pratiche magiche includevano formule o preghiere da borbottare a bassa voce, quando si voleva maledire qualcuno o qualcosa.

Sia come sia, abbiamo un mago ed è malvagio: niente di strano dal punto di vista di un ainu. In questa storia fa la sua comparsa un dio della montagna, che non è (o almeno non sembra) una delle classiche divinità della montagna, ossia gli animali importanti come l’orso, il lupo o la volpe situnpe: in questo caso, sembra essere proprio il dio della montagna, non un dio che vive sulla montagna. A riconferma del fatto che per gli ainu ogni cosa può essere un kamui, purché sia una ierofania o una cratofania di forza sufficiente da impressionare lo spettatore.