Panaumbe, Penaumbe e il leone marino
C’erano Panaumbe e Penaumbe. Panaumbe scese alla spiaggia e camminava su e giù sulla sabbia. Poi vide un leone marino nell’acqua. Voleva catturare quel leone marino e mangiare la sua carne. Così lo chiamò: «Oh! Signor Leone Marino! Se vieni qui, ti toglierò i pidocchi dalla testa.» Il leone marino era molto contento di avere qualcuno che gli spidocchiasse la testa. Così nuotò da lui. Allora lui finse di togliergli i pidocchi dalla testa. Ma in realtà staccava la carne dalla sua testa, e il grasso, e se lo mangiava. Poi disse: «Ho tolto tutti i pidocchi. Puoi andare.» Dopo che il leone marino ebbe nuotato per un poco, si mise una zampa sulla testa, per vedere se i pidocchi erano stati davvero tolti tutti. Allora sentì che la sua carne e il suo grasso erano tutti spariti, e solo le ossa rimanevano. Così fu molto arrabbiato e nuotò indietro rapidamente verso la spiaggia, per prendere Panaumbe e ucciderlo.
Panaumbe, quando vide il leone marino inseguirlo, corse nell’entroterra verso le montagne. Dopo aver corso per un po’, raggiunse un punto dove la strada si divideva. Un vecchio corvo era lì appollaiato su un albero e disse: «Destra o sinistra! Destra o sinistra! Vedo una persona intelligente.» La strada a destra era larga e la strada a sinistra era stretta, perché era in una valle che finiva in un punto. Panaumbe pensò così: «Se io prendo la strada larga a destra, il leone marino mi raggiungerà e ucciderà. Ma se io prendo la strada stretta a sinistra, lui correrà così forte che si incastrerà alla fine della valle stretta e io, essendo piccolo, potrò scivolargli in mezzo alle gambe e colpirlo in testa da dietro, e ucciderlo.» Così Panaumbe corse lungo la strada stretta a sinistra e il leone marino lo inseguì. Ma il leone marino correva così veloce e distratto che rimase incastrato alla fine della valle stretta. Allora Panaumbe sgusciò sotto le gambe del leone marino e lo colpì in testa da dietro, lo uccise e si portò a casa la sua carne e la sua pelle. Così Panaumbe divenne molto ricco.
In seguito Penaumbe scese da lui e disse: «Tu ed io eravamo entrambi poveri. Com’è che tu adesso sei così ricco?» Panaumbe disse: «Se verrai a cena da me, te lo insegnerò.» Così andarono assieme a casa di Panaumbe, dove la madre di Panaumbe, e sua moglie, e i suoi figli, stavano mangiando la carne del leone marino. Ma Penaumbe, quando ebbe sentito quello che Panaumbe aveva fatto, disse: «Lo sapevo già». Poi camminò nei piatti messi davanti alla madre, alla moglie e ai figli di Panaumbe e rovesciò il loro cibo. Quindi pisciò sull’ingresso e se ne andò.
Penaumbe scese alla spiaggia e vide un leone marino, come Panaumbe aveva fatto. Gridò al leone marino: «Oh! Signor Leone Marino, se verrai qui, ti toglierò i pidocchi dalla testa.» Così il leone marino nuotò da lui. Allora Penaumbe finse di staccargli i pidocchi dalla testa, ma in realtà gli staccava la carne e il grasso dalla testa, e non lasciava altro che le ossa. Il leone marino sentiva un po’ di male, ma pensava che fosse dovuto ai pidocchi staccati. Così, quando Penaumbe ebbe finito di staccare e mangiare la carne della sua testa, lui nuotò via. Ma in seguito, sentendo che faceva ancora più male, il leone marino si mise una zampa sulla testa e scoprì che non era rimasto altro che l’osso. Così fu molto arrabbiato e nuotò indietro velocemente verso la spiaggia, per prendere Penaumbe e ucciderlo.
Penaumbe, quando vide che il leone marino lo stava inseguendo, corse nell’entroterra verso le montagne. Dopo aver corso per un po’, raggiunse il posto dove la strada si biforcava. Il vecchio corvo, che era appollaiato sull’albero, disse: «Sinistra o destra! Sinistra o destra! Vedo uno stupido!» Penaumbe prese la strada larga sulla destra, per essere capace di correre più facilmente. Ma il leone marino correva più veloce di quanto lui potesse, e lo prese e lo mangiò. Così Penaumbe morì. Ma se avesse ascoltato i consigli, forse sarebbe diventato un uomo ricco come Panaumbe.
(Trascritta a memoria. Raccontata da Kannariki nel giugno 1886.)
Commento
Sul leone marino e sul suo rapporto conflittuale con l’orso si racconta una storia piuttosto curiosa, che ci è riferita anche da Batchelor. Secondo questa storia, entrambe le specie animali vivevano un tempo sulla terra, ma non andavano d’accordo. Incapaci di coesistere in ace, orsi e leoni marini litigavano tutto il tempo. Così un giorno Dio (solita interpretatio del nostro missionario) decise di risolvere il problema facendoli gareggiare tra loro: il vincitore avrebbe continuato a vivere sulla terra, mentre il perdente sarebbe andato a vivere in mare. la gara fu vinta dall’orso, che così ebbe il permesso di rimanere a vivere sulla terra; lo sconfitto leone marino fu costretto a trasferirsi in mare. non ne fu però molto contento e per questo motivo, anche oggi, il leone marino torna sulla spiaggia ogni volta che può, si arrampica sulle rocce e grida verso le montagne, dove abita l’orso suo nemico.