Adriano - racconti e altro

Panaumbe, Penaumbe e il signore di Matomai

Panaumbe desiderava molto diventare ricco. Per questa ragione, allungò il suo pene fino alla città di Matomai. Allora il signore di Matomai parlò così: «Questo è un palo mandato dagli dèi; dunque sarà bene asciugare tutti i vestiti su quello.» Così tutti i vestiti e i begli indumenti furono asciugati. Dopo un certo tempo, Panaumbe ritirò il suo pene e tutti i vestiti e i begli indumenti lo seguirono subito. La sua casa ne trasse grande beneficio. Divenne un uomo molto ricco.

In seguito Penaumbe scese da lui e disse: «Mio caro Panaumbe, cosa hai fatto per diventare così ricco?» Panaumbe disse: «Vieni a mangiare, e io te lo dirò.» In seguito Penaumbe disse: «Questa è la cosa che avevo intenzione di fare io. Abominevole Panaumbe! Cattivo Panaumbe! Mi hai anticipato.» Con queste parole, pisciò sulla soglia e uscì. Poi scese alla spiaggia e allungò il suo pene attraverso il mare fino a Matonai. Il signore di Matonai disse: «Questo è un palo inviato dagli dèi. Sarà bene stendere tutti i miei abiti e i begli indumenti ad asciugarci sopra.» Per questo motivo, tutti gli abiti e i begli indumenti furono portati giù e stesi sopra il palo divino. Penaumbe voleva diventare ricco in fretta tirando indietro il suo pene. Così lo tirò indietro rapidamente. Il palo divino si mosse e il signore di Matonai parlò così: «Era accaduto così anche prima. C’era un palo inviato dagli dèi. Per questo motivo gli abiti e i begli indumenti furono stesi ad asciugare lì sopra. Poi un ladro rubò il palo divino. Adesso sembra esserci di nuovo un ladro. Presto, tagliare il palo divino!» Per questo motivo i servitori del signore sfoderarono tutti le loro spade. Tagliarono il palo divino e tutti i vestiti e i begli indumenti furono recuperati. Penaumbe fu lasciato con solo mezzo pene. Lo tirò indietro. Allora non ebbe nulla. Allora divenne davvero povero. Se Penaumbe avesse ascoltato il consiglio di Panaumbe, forse avrebbe potuto ottenere cibo da mangiare, avrebbe potuto diventare ricco. Ma a lui non piaceva ascoltare i consigli. Per questo motivo divenne povero.

(Tradotta letteralmente. Comunicata originariamente dal signor John Batchelor nel giugno 1886; stampata anche in "Aino Memoir," p. 133, ma attenuando le espressioni indecenti.)

Commento

Chamberlain dichiara di aver ricevuto questa storia da Batchelor e in effetti la possiamo trovare in Ainu life and lore, pagg. 240-241, in una versione ad usum Delphini, in cui le scene considerate più indecenti dal missionario sono state rimosse o “corrette”. Censure a parte, c’è una differenza molto più significativa nella storia riferita da Batchelor, ed è che i ruoli dei due personaggi sono invertiti: quello intelligente è Pen (il Penaumbe di Chamberlain), mentre l’imitatore stupido è Pan (il Panaumbe di Chamberlain). Appena prima di raccontare questa storia, inoltre, Batchelor ci riferisce l’aneddoto di una bambina ainu che insultava una sua amica chiamandola «Pan». Ricordiamo che, prese per quello che sono, le parole pan e pen significano rispettivamente “la parte più bassa” e “la parte più alta”, soprattutto parlando del corso di un fiume: pan è dunque “a valle”, mentre pen è “a monte”.

Sulla base di questo, possiamo ipotizzare che, a differenza di quanto crede Chamberlain, i ruoli di Panaumbe e Penaumbe non siano fissi, col primo sempre scaltro e il secondo sempre stupido, ma cambino a seconda della zona: presso gli ainu di alcune regioni, il più intelligente era quello che proveniva dall’alto corso del fiume, Pen; presso altri, era più intelligente quello legato al basso corso, Pan. Non sarei per nulla sorpreso di scoprire che tutto dipendeva dal luogo in cui i narratori vivevano e che i nomi cambiavano per assicurarsi che l’eroe fosse sempre quello che stava dalla parte (geografica) del narratore.

Come curiosità a margine, possiamo notare che Batchelor parla di “coda” anziché di “pene”: un tipo di eufemismo che compariva già nel mondo classico tra gli epiteti di Dioniso. In occasione delle falloforie in suo onore che si svolgevano ad Atene, infatti, Dioniso riceveva spesso l’appellativo di Sannion, ossia “lo scodinzolante”, dal verbo greco sainein, che significava appunto “scodinzolare”. Trattandosi di falloforie, la coda in questione era ovviamente una parte del corpo diversa e lo scodinzolare si riferiva con ogni probabilità al fatto che i falli di legno erano agitati in aria durante la processione. Ma è solo una curiosità, per l’appunto, e tutt’altro che insolita come eufemismo.

Con Matomai si indica la città di Matsumae, che un tempo era la residenza della più alta autorità giapponese a Ezo. Giusto a titolo informativo.