Adriano - racconti e altro

Il ratto e il gufo

Un gufo aveva messo da parte per il giorno dopo i resti di un qualcosa di prelibato, che doveva mangiare. Ma il ratto glieli rubò, per cui il gufo si arrabbiò molto e andò alla casa del ratto e minacciò di ucciderlo. Ma il ratto chiese scusa, dicendo: «Ti darò questo succhiello e ti dirò come potrai ricavare da questo un piacere molto più grande di quello di mangiare il cibo che io sono stato così scortese da mangiarti. Guarda qui! Devi piantare il succhiello con la punta verso l’alto nel terreno ai piedi di questo albero, poi vai tu stesso sulla cima dell’albero e scivola giù lungo il tronco.»

Poi il ratto se ne andò e il gufo fece come il ratto gli aveva detto di fare. Ma, scivolando giù sul succhiello appuntito, il suo ano fu infilzato e patì una grande pena e, nel suo dolore e rabbia, corse via per uccidere i ratto. Ma di nuovo il ratto gli rivolse grandi scuse e, come offerta di pace, gli diede un cappello per la sua testa.

Questi eventi spiegano il perché dello spesso cappello di penne dritte che il gufo indossa anche oggi, e anche perché c’è ostilità tra il gufo e il ratto.

(Trascritta a memoria. Raccontata da Ishanashte il 25 novembre 1886.)

Commento

Come John Batchelor ci spiega nel suo The Ainu and their folk-lore (pagg. 421-424), il piccolo gufo cornuto è un uccello di cattivo auspicio, considerato quasi come una specie di demone che vuole soltanto nuocere agli esseri umani. È anche l’animale a cui ci si riferisce di solito quando si parla di ahunrasambe, nonostante la parola possa essere utilizzata per indicare un qualunque tipo di gufo in generale.

Una leggenda, riportata da Batchelor, ci racconta come questo gufo fosse in origine un animale buono, mandato sulla terra per aiutare gli ainu. In seguito, però, il suo carattere sarebbe peggiorato per una qualche ragione, fino a superare il punto di non ritorno quando causò carestia e morte tra gli ainu con uno suo “scherzo” diversamente simpatico. Da allora, oltre ad avere perso la maggior parte delle sue penne a causa di una punizione divina, è odiato da tutti, ucciderlo è considerato cosa buona e giusta ed è l’unico tipo di gufo che gli ainu mangiano (apparentemente).

Possiede poi una capacità piuttosto curiosa: sa valutare col suo sguardo se l’uomo che ha davanti sia buono o cattivo. Quando ha davanti a sé una persona cattiva, il gufo tiene gli occhi chiusi e al massimo la guarda solo di sfuggita, con la coda dell’occhio; quando ha davanti una persona buona, il gufo la guarda con gli occhi sgranati. Questa sua capacità sarebbe chiamata “ainu oro wande” secondo la testimonianza di Batchelor, ossia “soppesare la persona”.

Niente di tutto ciò ha ovviamente a che fare con la storiellina raccolta da Chamberlain, che sembra più che altro uscita da una commedia all’italiana degli anni ‘70, ma mi serviva comunque per inquadrare meglio il personaggio del gufo cornuto e il ruolo che occupa nella cultura ainu.

Una storia piuttosto curiosa è raccontata anche sull’origine del ratto, ma la versione conservata e trasmessa da Batchelor risente di una pesante interpretatio cristiana e non ho idea di come potrebbe essere stata la forma originale ainu. Di certo ci saranno stati due esseri divini in competizione tra loro, uno buono e uno cattivo, e il buono avrà utilizzato una manciata di erbacce per creare di nascosto il primo ratto, che in seguito mangiò la lingua al cattivo, ma mi sento sicuro di poter affermare che quei due non fossero né Dio né il Diavolo nella storia originale ainu, come invece ci è raccontato dal missionario anglicano.