Adriano - racconti e altro

Il donatore gentile e il donatore rancoroso

Un certo uomo aveva gettato la sua rete attraverso il fiume; dopo aver posto la rete, aveva ucciso molti pesci. Nel mentre arrivò un corvo e si posò accanto a lui. Sembrava molto affamato alla vista del pesce. Faceva molta pietà. Così il pescatore lavò uno dei pesci e lo gettò al corvo. Il corvo mangiò il pesce con grande gioia. In seguito il corvo venne di nuovo. Benché fosse un corvo, parlò così, proprio come un essere umano: «Sono molto grato per essere stato nutrito da te col pesce. Se verrai con me dal mio vecchio padre, anche lui ti ringrazierà. È meglio dunque che vieni.»

L’uomo andò col corvo. Essendo un corvo, volava nel cielo. L’uomo lo seguiva a piedi. Dopo che ebbero viaggiato a lungo, giunsero a una grande casa. Quando arrivarono lì, il corvo entrò nella casa. Anche l’uomo entrò. Quando guardò, sembrava che fosse un essere umano come forma, anche se era un corvo. C’era anche un vecchio divino e una vecchia divina accanto alla ragazza divina. Questa ragazza era la persona che aveva guidato lì l’uomo. Il vecchio divino parlò così: «Ti sono molto grato. Siccome ti sono molto grato per aver nutrito mia figlia con del buon pesce, ti ho fatto condurre qui per ricompensarti.» Così parlò il vecchio divino.

Allora c’erano un cucciolo d’oro e un cucciolo d’argento. Entrambi questi cuccioli furono dati all’uomo. Il vecchio divino parlò così: «Anche se io ti dessi dei tesori, sarebbe inutile. Ma se ti do questi cuccioli, tu ne trarrai grande beneficio. Per quanto riguarda gli escrementi di questi due cuccioli, il cucciolo d’oro defeca oro e il cucciolo d’argento defeca argento. Stando così le cose, tu diventerai molto ricco se venderai questi escrementi agli ufficiali. Comprendi questo!» Poi l’uomo, salutando con rispetto, se ne andò, portando con sé i due cuccioli, e giunse alla propria casa. Poi diede un poco di cibo alla volta ai cuccioli. Quando il cucciolo d’oro defecava, defecava oro per lui. Quando il cucciolo d’argento defecava, defecava argento per lui. L’uomo divenne molto ricco vendendo il metallo.

A questo punto un altro uomo, per imitarlo, sistemò la sua rete nel fiume. Uccise una quantità di pesci. Allora arrivò il corvo. L’uomo inzaccherò di fango un pesce e lo gettò al corvo. Il corvo volò via con quello. L’uomo lo seguì e alla fine, dopo aver camminato a lungo, raggiunse una grande casa. Vi entrò. Il vecchio divino era molto arrabbiato. Parlò così: «Tu uomo sei un uomo con un cuore molto cattivo. Quando hai dato a mia figlia un pesce, glielo hai dato tutto coperto di fango. Io sono molto arrabbiato. Eppure, anche se sono arrabbiato, ti darò qualche cucciolo, siccome sei venuto a casa mia. Se li tratterai bene, ne ricaverai benefici.» Così parlò il vecchio divino, e diede un cucciolo d’oro e un cucciolo d’argento all’uomo. Con un inchino, l’uomo tornò a casa con loro.

L’uomo pensava così: «Se io darò molto da mangiare ai cuccioli, loro defecheranno tanto metallo. Sarebbe folle far defecare loro soltanto un poco alla volta. Quindi io farò così e diventerò molto ricco.» Pensando così, diede da mangiare ai cuccioli molto di ogni cosa, anche cose sporche. Allora loro defecarono per lui non metallo. Defecavano soltanto sporchi escrementi. La casa dell’uomo non era piena di altro che di sporchi escrementi. Quanto al primo uomo, che aveva ricevuto cuccioli dal vecchio divino, dava loro da mangiare soltanto buone cose, un poco alla volta. A poco a poco defecavano metallo per lui. Ne fu molto arricchito.

Così nei tempi antichi, per quanto riguarda gli uomini che volevano diventare ricchi, potevano diventare ricchi se il loro cuore era il più possibile buono. Quanto agli uomini di cuore cattivo, le divinità si arrabbiavano per tutti i loro vari misfatti. È per questa ragione che, a causa della loro rabbia, anche un cucciolo d’oro non defecava altro che escrementi. Per quanto riguarda la casa di quell’uomo dal cuore cattivo, divenne così piena di feci da essere troppo sporca perché altre persone ci entrassero. Stando così le cose, oh uomini!, non abbiate un cuore cattivo. Questa è la storia che io ho sentito.

(Tradotta letteralmente. Raccontata da Ishanashte il 20 luglio 1886.)

Commento

Un grande classico della fiaba mondiale. Due personaggi, uno buono e uno cattivo. Il buono si comporta bene con una figura soprannaturale e ne riceve una ricca ricompensa; il cattivo cerca di imitarlo, ma si comporta male e ne riceve un’adeguata punizione. Le storie costruite su questa trama sono legione ed elencarle non avrebbe senso: diciamo solo che ne esistono numerose varianti anche in Giappone, per cui è perfettamente possibile che gli ainu abbiano attinto alla riserva di fiabe dei loro vicini. Non che sia necessario, perché quello che Chamberlain ha indicato come “ciclo di Panaumbe e Penaumbe” è di fatto una variazione di questo motivo, dove il focus si sposta dalla bontà d’animo all’intelligenza: il protagonista scaltro che ha successo e l’imitatore stupido che fallisce.

Possiamo notare in questa storia un elemento che più avanti ritroveremo con maggiore intensità: il curioso abbinamento di corvi ed escrementi, che appare con una certa frequenza nei racconti ainu, per ragioni a me non chiare. In questa storia gli escrementi sono una ricompensa, oppure una punizione, a seconda dei casi: il personaggio buono riceve infatti i cuccioli d’oro e d’argento, che producono escrementi dei rispettivi materiali se nutriti con moderazione; il personaggio cattivo, invece, si dimostra anche ingordo e nutre in eccesso i suoi due cuccioli, che lo ricambiano seppellendogli la casa sotto una valanga di escrementi normali. Un modo sui generis per punire il bene e castigare il male, ma tant’è.

Fiabe di cuccioli che producono oro (Kane wo hiru inu) esistono anche in Giappone: ne sono attestate versioni ad Aichi e a Kagoshima: nel primo caso, il cucciolo è ricevuto proprio come ricompensa per aver salvato un serpente verde.