Il ragazzo ratto
In un certo villaggio viveva una coppia molto ricca; ma erano senza figli. Erano molto desiderosi di avere un figlio. Ma un giorno, quando la moglie andò in montagna a raccogliere legna, trovò un ragazzino che piangeva accanto a un albero. Contenta di questo, lo portò giù con sé al villaggio. Da allora in poi tennero il ragazzo con loro. Era un posto dove c’era abbondanza di cervi e anche di pesce; era un posto fornito di tutte le cose che alla gente piace mangiare. Ma nonostante cacciassero i cervi, non li riuscivano a catturare; nonostante andassero a pesca di pesci, non li riuscivano a pescare. Erano molto affamati. Sentendo che una grande quantità di cervi e di pesci erano uccisi nel villaggio accanto al loro, verso le montagne, la moglie uscì per comprare là cibo, portando il bambino con sé. Andò al villaggio accanto al loro, verso le montagne. Andò alla casa del capo.
La donna guardò e vide pesci appesi ai pali e carne appesa ai pali. Con le lacrime agli occhi, desiderò di averne un po’. Entrò, entrò nella casa del capo. Allora si fermò lì. La accolsero coi bocconi migliori del pesce e i bocconi migliori della carne. Dopo questo, mentre era coricata assieme al suo ragazzino, questi si alzò in silenzio nel cuore della notte. Poi si sentì il suono di un ratto che rosicchiava il pesce e la carne sui pali. La donna pensò che fosse molto strano. Così all’alba il ragazzo tornò indietro silenziosamente, si coricò accanto alla dona e dormì lì fino a quando il giorno fu luminoso. La gente della casa si alzò e il capo usci e mormorò tra sé: «Non ci sono mai stati ratti come questi. Ci sono stati ratti che hanno rosicchiato il mio buon pesce e la mia buona carne.»
Così la donna comprò una quantità di pesce e di carne e se ne andò con questa. Voleva che il ragazzino camminasse davanti a lei; ma a lui non piaceva fare così. Voleva solo camminare dietro di lei. Allora si sentì il suono di un ratto che rosicchiava il suo carico. Quando lei si voltò indietro, il ragazzino stava ghignando. Così andarono avanti; arrivarono a casa. Poi lei mise il pesce e la carne nella dispensa. Poi sussurrò al marito. Allora suo marito andò nell’altra stanza e fece una trappola. Poi la trappola fu messa nella dispensa. Poi andarono a letto. Il ragazzino era coricato tra la donna e suo marito, ma dopo un po’ si alzò silenziosamente e uscì. Rimase lontano, senza tornare indietro. Venne giorno. Quando l’uomo della casa andò nella dispensa, c’era un grosso ratto nella trappola. Così lo staccò, lo picchiò a morte e lo spazzò via nei rifiuti. Quella notte fece un sogno. Una persona di aspetto divino gli parlò così: «Tu eri senza figli e volevi avere un figlio. Il più cattivo dei ratti, vedendo questo, prese la forma di un ragazzino e abitò nella tua casa. Per questa ragione, il tuo villaggio è stato sporcato. Ma siccome adesso tu hai ucciso il ratto, tutto adesso tornerà a posto. Sono dispiaciuto per te, così tu avrai un figlio.» Così dunque sognò che il dio gli parlo. Siccome era vero, ebbero un figlio, anche se erano stati senza figli.
Per questa ragione, che sia sulla spiaggia o in montagna o in qualunque altro luogo che trovate o un bambino o un cucciolo, non dovreste lasciarlo vivere nella vostra casa senza conoscere la sua origine.
(Tradotta letteralmente. Raccontata da Penri il 20 luglio 1886.)